Chi sono

Federica Beglini Psicologa Psicoterapeuta a Milano

Sono Federica Beglini, psicologa e psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico.
Mi occupo di aiutare le persone a comprendere ciò che vivono, a dare voce a parti di sé spesso silenziose e a trovare nella relazione terapeutica uno spazio in cui pensare, sentire e riconoscersi.

Il mio percorso

È la relazione che cura”

Ci sono luoghi che diventano simboli interiori.
Per me, quel luogo è sempre stato il mare: orizzonte aperto, spazio di quiete e di movimento insieme, luogo dove pensieri ed emozioni potevano trovare voce.

Quando nel 2011 mi sono trasferita a Milano, ho lasciato quella distesa d’acqua per un paesaggio nuovo, fatto di velocità e concretezza. È stata una scelta difficile, ma necessaria. A volte il cambiamento nasce proprio da una frattura, da un evento che costringe a ridefinire se stessi. Nel mio caso, è stato il terremoto che nel 2009 ha colpito L’Aquila, dove frequentavo l’università. Quel crollo esterno ha aperto anche uno spazio interno di interrogazione: cosa volevo davvero costruire? Da lì è nato il mio desiderio di muovermi, di cercare un nuovo inizio.

Milano, con il suo ritmo e la sua complessità, è diventata la mia nuova casa e, con il tempo, anche una metafora del mio lavoro clinico: una città che non smette mai di trasformarsi, proprio come le persone che incontro in terapia.

Durante gli studi, ho lavorato nelle Risorse Umane, esperienza che mi ha permesso di osservare da vicino le dinamiche interpersonali nei contesti organizzativi e mi ha insegnato che dietro ogni ruolo e ogni funzione c’è sempre una storia, un mondo emotivo che chiede riconoscimento.

Nel 2018 ho conseguito la laurea magistrale in Psicologia clinica presso l’Università “La Sapienza” di Roma, portando avanti un percorso formativo che ho sempre vissuto come un continuo ritorno a me stessa.

Oggi esercito come psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico e continuo a credere che ogni incontro terapeutico sia un viaggio: un attraversamento che permette di dare parola a ciò che è rimasto muto, di guardare al passato non più come a un peso ma come a un’origine da comprendere e trasformare.

La psicoterapia, per me, è questo: un viaggio di trasformazione che permette di dare senso alla propria storia e di ritrovare, passo dopo passo, la direzione più autentica del proprio desiderio.

Ricevo su appuntamento a Milano e online.

Il mio approccio: l’orientamento psicodinamico adleriano​

Il mio lavoro si fonda sull’orientamento psicodinamico adleriano, che pone al centro la persona nella sua unicità e nella rete di relazioni di cui fa parte.
In questo approccio, il sintomo non è considerato soltanto un segnale di disagio, ma un modo attraverso cui la mente esprime un conflitto, un bisogno o una difficoltà nel proprio percorso di crescita.

L’esplorazione delle relazioni familiari, dei legami affettivi e dei primi ricordi d’infanzia permette di comprendere come ciascuno abbia costruito, nel tempo, il proprio modo di sentire e di stare con gli altri.
I sogni, nella loro dimensione simbolica, rappresentano uno strumento terapeutico prezioso, capace di dare voce a parti di sé meno consapevoli e mettere in dialogo aspetti della propria esperienza interiore.

Nel percorso terapeutico, questi elementi vengono accolti e pensati insieme, per favorire una maggiore comprensione di sé e una trasformazione che coinvolge non solo il sintomo, ma il modo stesso di vivere la propria storia e le proprie relazioni.

Costruire il cambiamento: un viaggio di consapevolezza

Intraprendere una psicoterapia significa concedersi la possibilità di esplorare la propria storia, di ascoltare ciò che si muove dentro e di dare senso a ciò che, fino a quel momento, è rimasto silenzioso.

Ogni sintomo, ogni forma di disagio ha un significato che parla di noi: di qualcosa che cerca un modo per essere ascoltato.

La terapia diventa, così, un luogo in cui dare voce a ciò che era rimasto inascoltato, uno spazio in cui emozioni e vissuti possono essere accolti e compresi.

Il cambiamento non nasce dall’eliminazione del sintomo, ma dalla sua comprensione: dal riconoscimento del messaggio che contiene.
È da questa consapevolezza che può emergere una trasformazione autentica, capace di restituire continuità e libertà al proprio modo di essere.